- stafilococco
- Giu 17
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Il signor A.S.: da un'ernia ad un'infezione da stafilococco aureo e streptococco b.e.
Indice dei Contenuti
- Il signor A.S. nel 2006 per una recidiva di ernia bilaterale, già operata nel 1999, ricorre alle cure dell’Ospedale dei Pellegrini di Napoli dove i sanitari decidono per un nuovo intervento chirurgico;
- decide quindi di ricoverarsi ed operarsi di ernioplastica bilaterale con apposizione di rete e resta per dieci giorni in ospedale.
- Dopo un ulteriore intervento, dopo qualche mese, il signor A.S. decide di cambiare struttura medica e
- si reca presso la casa di cura privata “Andrea Grimaldi” dove avviene la nona revisione chirurgica della ferita.
- L’efficacia dell’atto è ulteriormente potenziata e semplificata dall’apposizione di un sacco a rete nell’addome per favorire il contenimento dei visceri erniati.
- Appare evidente che le conseguenze dannose di natura permanente occorse hanno inciso in maniera rilevante sull’integrità psico-fisica del signor A S.
- ed, in generale, sulla qualità della sua vita in generale.
Il signor A.S. nel 2006 per una recidiva di ernia bilaterale, già operata nel 1999, ricorre alle cure dell’Ospedale dei Pellegrini di Napoli dove i sanitari decidono per un nuovo intervento chirurgico;
decide quindi di ricoverarsi ed operarsi di ernioplastica bilaterale con apposizione di rete e resta per dieci giorni in ospedale.
Il signor A.S. torna in ospedale dopo qualche mese perché nota a sinistra
è ricomparsa l’ernia e perché dalla ferita chirurgica fuoriesce sangue e pus;
secondo i medici si tratta di un ematoma alla parete addominale per cui è necessario operare il signor A.S.
di svuotamento dell’ematoma e risistemazione dell’ernia.
Il signor A.S. non migliora;
dopo qualche mese si ricovera di nuovo e, quindi, dopo ben nove mesi di stato settico,
grazie ad un prelievo a tampone si scopre la presenza di stafilococco aureo e streptococco b.e.
Si ipotizza anche, durante questo ricovero, una probabile intolleranza del mezzo di protesi,
per cui il signor A.S. subisce un ulteriore intervento per asportare un granuloma e si tratta nuovamente la fistola.
Dopo un mese avviene un nuovo ricovero per il signor A.S. durante il quale i sanitari tentano di risolvere il problema infettivo con la camera iperbarica
senza miglioramenti nonostante la durata prolungata.
Il signor A.S. si opera di nuovo con l’escissione di altri granulomi reattivi e l’asportazione della rete infetta, posizionata nella prima operazione,
ma restano dei frammenti e dei focolai infettivi non eliminati che hanno come conseguenza per il signor A.S. un nuovo intervento
per l’asportazione di un altro ascesso formatosi nella parete addominale, e dopo la dimissione, ulteriore terapia iperbarica.
Dopo un ulteriore intervento, dopo qualche mese, il signor A.S. decide di cambiare struttura medica e
si reca presso la casa di cura privata “Andrea Grimaldi” dove avviene la nona revisione chirurgica della ferita.
Dopo altri tre mesi la ferita secerneva, ancora, materiale purulento e
quindi il paziente si affida all’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli per un opportuno studio dell’affezione.
Qui, dopo opportuni esami, si accerta la presenza di stafilococco nella breccia chirurgica e la presenza in addome di una vasta area reattiva all’infezione con strie fibrotiche e granulomi.
Al Policlinico Universitario sottopongono il paziente all’ennesimo intervento di asportazione del tramite fistoloso e della zona necrotica intorno alla ferita con la conferma della presenza di stafilococco.
Purtroppo, anche questo ennesimo tentativo di debellare l’infezione si rivelava inutile, poiché la fistola si riformava e la storia clinica del signor A.S. non ha trovato una fine.
Quindi appare necessario evidenziare che l’intervento di ernioplastica inguinale praticato la prima volta al paziente si ritiene,
senza dubbio, un atto routinario, tanto più di esito scontato in quanto eseguito in un Ospedale di I livello, altamente attrezzato.