Il signor B.F.: dall'operazione di routine alla spalla al coma e poi alla morte
Il signor B.F. svolge, in day surgery presso l’Ospedale dei Pellegrini di Napoli, gli accertamenti propedeutici ad un trattamento chirurgico di “lussazione abituale di spalla dx”.
Dopo qualche giorno il signor B.F. si sottopone ad intervento d’artroscopia di spalla con riparazione della capsula e dei legamenti articolari in anestesia generale presso lo stesso nosocomio.
Dopo l’intervento torna prima nella sua stanza e poi in un’altra stanza dove, previo assenso del personale infermieristico, il signor B.F. beve dell’acqua.
La moglie, R. D. M., si allontana dal Reparto lasciando il marito alle cure di un amico fidato I. S. come accompagnante del marito;
nel momento della cena servita a tutti gli occupanti della stanza del signor B.F., il suo accompagnatore chiede se anche quest’ultimo può mangiare ricevendo conferma dal personale.
A quel punto, il signor B. F. mangia e beve dell’acqua.
Il signor B.F. dopo un quarto d’ora accusa dolori gastrici, suda copiosamente e poco dopo perde conoscenza
ed incomincia a diventare cianotico ansimando per la mancanza d’aria.
In quei concitati momenti il medico accorso per aiutare il paziente pratica il massaggio cardiaco esterno.
Dopo circa un quarto d’ora il signor B.F. viene messo su una barella, in apnea e privo di conoscenza, e condotto lungo il corridoio fino all’ascensore, peraltro occupato;
in attesa dell’ascensore, il medico continua il massaggio cardiaco senza ossigenazione fino a giungere alla rianimazione posta al piano terra dell’ospedale.
Il signor B.F, giunge in rianimazione in arresto respiratorio e di circolo, e viene intubato e monitorato.
Accertata dal tracciato una fibrillazione ventricolare si provvede ad una prima defibrillazione a 300 J che non basta ed una seconda a 360 J che riesce e si registra una ripresa cardiaca.
La prolungata carenza di ossigeno al cervello (almeno 24 minuti) ha, però, già prodotto le sue conseguenze.
Il signor B. F., a seguito dei danni cerebrali subiti per l’arresto cardio circolatorio, da allora, non ha più ripreso conoscenza.
Il signor B.F. è tracheotomizzato per la respirazione meccanica ed alimentato artificialmente e,
successivamente, avviato a centri specializzati in neuro-riabilitazione, che comunque non sortiscono nessun effetto riabilitativo.
Molte le considerazioni:
un intervento d’artroscopia alla spalla con riparazione della capsula e dei legamenti articolari è, chiaramente, un atto di routine per un ospedale di I° livello con reparto di ortopedia e medici specialisti.
Ci sono delle lacune nella cartella clinica:
non v’è alcuna annotazione sullo stato obiettivo del paziente; non si riporta l’autorizzazione a bere, né l’autorizzazione al cibo né, infine, l’episodio di nausea con fame d’aria sfociato, poi, nella crisi fatale.
In cartella si segnala la tempestività nel trasporto del paziente dal reparto alla rianimazione ma i tempi segnati in cartella e stabiliti in quattro minuti non sono realistici.
La cosa più grave da segnalare è la mancanza di un defibrillatore nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale dei Pellegrini, per poter fronteggiare un’emergenza cardiocircolatoria.
La signora R. D. M., moglie del signor B.F., da quel momento assiste il proprio compagno di vita in stato vegetativo.
Inoltre R.D.M. subisce da questo momento la solitudine derivante “dall’interruzione coniugale”,
la perdita economica dell’attività del marito, con la difficoltà e l’ansia di dover provvedere da sola alla conduzione della famiglia della quale fanno parte i piccoli F e R. F.
Il nucleo familiare formato da R. D.M. e dai suoi figli ha subito, a causa del triste evento, permanenti disagi e sofferenze, e
di un repentino cambiamento delle abitudini sociali, con lesioni della personalità e ripercussioni sul benessere comune e sulla loro vita di relazione.
Il caso del signor B.F. è stato trattato dallo studio medico -legale Iannicelli.