Infezione da Klebsiella: diffusione nelle strutture ospedaliere
Indice dei Contenuti
- Infezione da Klebsiella: cosa è
- Infezione ospedaliera: cosa è
- Quali sono le modalità di trasmissione di un’infezione ospedaliera come quella da Klebsiella
- Tipologia delle infezioni ospedaliere
- Responsabilità dell’Ente Ospedaliero in casi di infezione da Klebsiella
- Risarcimento dei danni derivati da infezioni ospedaliere come quelle da klebsiella
L’infezione da Klebsiella è particolarmente diffusa negli ospedali negli ultimi anni.
Infezione da Klebsiella: cosa è
Klebsiella è un genere di batteri appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae.
Sono bastoncelli Gram-negativi dotati di una notevole capsula polisaccaridica che gli conferiscono una notevole resistenza alle difese dell’organismo che infettano.
Le specie di Klebsiella associate a malattie che colpiscono l’uomo sono 3:
- pneumoniae (con le sottospecie K. ozaenae e K. rhinoscleromatis)
- Oxytoca
- Granulomatis
Le infezioni da Klebsiella sono associate a:
- polmoniti contratte in ambiente ospedaliero
- infezioni nosocomiali e delle vie urinarie
- ozena
- ulcere genitali croniche
La sintomatologia in infezioni da Klebsiella include:
- febbre
- brividi
- manifestazioni simil influenzali
- tosse con espettorato denso, a volte contenente sangue
- aumento della minzione
- urgenza nella minzione
- fastidio alla parte alta del pube
- dolori alla parte bassa della schiena
- presenza di batteri nelle urine
- papule o noduli a livello dei genitali
Infezione ospedaliera: cosa è
Infezioni ospedaliere ( frequenti nell’assistenza sanitaria) si definiscono quelle causate dalla presenza di microrganismi patogeni, insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente,
che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente e che si manifestano a partire dal terzo giorno di ricovero.
In Europa le infezioni ospedaliere provocano ogni anno circa 37.000 decessi, mentre in Italia per ogni 100 pazienti ricoverati, circa 6,3 contraggono una infezione durante il periodo di degenza in ospedale.
Si stima che una quota superiore al 50% delle infezioni ospedaliere sia evitabile ci deve essere ovviamente una corretta adesione alle linee guida di prevenzione.
Le infezioni ospedaliere sono inoltre l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, che da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni, dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili.
Bisogna ancora sapere che per scopi industriali, profilattici e terapeutici c’è una crescita dell’impiego degli antibiotici che favorisce la continua nascita di ceppi batterici che risultano resistenti agli antibiotici.
Chiunque contragga un’infezione ospedaliera ha diritto ad un rimborso economico.
Le condizioni che aumentano la suscettibilità alle infezioni ospedaliere sono : l’età , gravi patologie o infezioni concomitanti, traumi, ustioni, malnutrizione, trapianti, ricoveri in terapia intensiva
Quali sono le modalità di trasmissione di un’infezione ospedaliera come quella da Klebsiella
I principali meccanismi di trasmissione delle infezioni ospedaliere sono:
contatto diretto tra una persona sana e una infetta anche tramite le goccioline emesse nell’atto del tossire o starnutire;
contatto indiretto attraverso un veicolo contaminato.
E’ possibile anche il contatto per via aerea attraverso microrganismi che sopravvivono nell’aria
Tipologia delle infezioni ospedaliere
Di tutte le infezioni ospedaliere le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40%, tuttavia, negli ultimi quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica)
e a un aumento delle batteriemie e delle polmoniti, conseguenze in particolare dell’uso abbondante di antibiotici e di cateterismi vascolari.
Stanno variando anche i microrganismi coinvolti: diminuiscono i batteri gram-negativi e,
per effetto della pressione antibiotica e del maggiore utilizzo di presidi sanitari di materiale plastico, sono aumentate le infezioni sostenute da gram-positivi e quelle da miceti.
Responsabilità dell’Ente Ospedaliero in casi di infezione da Klebsiella
In riferimento ai danni derivati da infezioni ospedaliere, si applicano le regole giuridiche vigenti in materia di responsabilità medico-sanitaria e pertanto tale tipo di responsabilità contrattuale si fonda sull’art. 1218 del codice civile.
Le modalità sono quelle indicate nella sentenza dell’11/03/2016 della Cassazione civile n.4764 :
“Ai fini del riparto dell’onere probatorio, l’attore, paziente danneggiato, deve limitarsi a provare l’esistenza del contratto (o del contatto sociale) e
l’insorgenza o l’aggravamento della patologia ed allegare l’inadempimento del debitore, astrattamente idoneo a provocare il danno lamentato,
rimanendo a carico del debitore dimostrare o che tale inadempimento non vi è stato ovvero che, pur esistendo, esso non è stato eziologicamente rilevante”.
Risarcimento dei danni derivati da infezioni ospedaliere come quelle da klebsiella
Per quanto riguarda le procedure risarcitorie per ottenere il ristoro dei danni derivanti da tali infezioni. Innanzitutto occorre sottolineare che gli enti ospedalieri e le loro compagnie assicurative, essendo il rischio infettivo all’interno delle strutture sanitarie assai elevato,
tendono a definire stragiudizialmente le richieste risarcitorie avanzate dai pazienti o dai loro eredi.
Nel caso in cui non dovesse esserci un accordo tra le parti, il paziente potrà adire al Tribunale competente con due tipi di azione o ricorrendo all’ ex art. 696 bis c.p.c. (consulenza tecnica in via preventiva ai fini della composizione della lite)
che è una procedura snella e rapida che viene definita con il deposito di una consulenza tecnica d’ufficio (non necessita l’espletamento preventivo della procedura di mediazione).
Oppure con l’atto di citazione ex art. 163 c.p.c.: procedura standard che viene definita con il deposito di una sentenza che a differenza della prima, necessita dell’espletamento preventivo della procedura di mediazione.
Per quanto riguarda l’esito del giudizio, appare chiaro che se l’infezione ospedaliera si è realizzata all’interno della struttura sanitaria,
è plausibile che essa debba essere ricondotta all’inadeguatezza dell’attività assistenziale della stessa prestata al paziente e pertanto può essere difficoltoso per l’ente ospedaliero fornire prova della propria incolpevolezza.
Alla luce di quanto detto, essendo la materia complessa e ricca di sfaccettature, è fondamentale rivolgersi ad un avvocato esperto in responsabilità medica che sappia analizzare con cura il caso specifico e
fornire tutte le informazioni e le eventuali prospettive d’azione per ottenere un indennizzo adeguato.
Cosa fare in caso che ci sia il sospetto di infezione ospedaliera da Klebsiella
Bisogna effettuare il prima possibile una visita da un medico infettivologo e valuta bene gli accertamenti da effettuare.
Raccogliere tutta la documentazione medica disponibile, soprattutto gli accertamenti ed i certificati attestanti gli atti medico chirurgici che hanno preceduto e seguito l’evento infettivo .
Redigere una relazione sulla storia clinica che sia la più fredda e distaccata possibile, senza aggiunta di particolari non strettamente inerenti ai fatti e senza alcuna considerazione di tipo personale specie sulle qualità umane delle persone eventualmente coinvolte .
Tenendo conto della complessità delle procedure e per ottenere un giusto rimborso per il danno subito è bene rivolersi ad uno studio legale e medico legale e richiedere una consulenza gratuita per la valutazione dei fatti e per le giuste decisioni del caso.
Per chiedere i danni ad una struttura pubblica ci sono 10 anni dall’evento e 5 se la struttura è privata.