Streptococco: cosa fare in caso di infezione per ottenere il risarcimento
Streptococco: cosa è
Esistono in totale una ventina di specie di streptococchi, molte di queste non patogene per l’uomo.
Alcuni fra questi batteri sono invece molto virulenti e responsabili di infezioni potenzialmente mortali.
Streptococco: cosa colpisce
L’azione dei batteri del genere Streptococcus è estremamente variabile e può interessare diversi organi e apparati.
Si va dallo Streptococcus mutans, che vive nella bocca ed è responsabile dello sviluppo della carie dentaria, allo Streptococcus pyogenes, che può provocare la sepsi, una condizione potenzialmente letale.
Gli streptococchi coinvolti nella genesi delle malattie umane sono i cosiddetti emolitici che producono una tossina in grado di distruggere i globuli rossi, da cui il nome.
E’ utile riconoscere questa caratteristica soprattutto in fase colturale, quando il batterio deve essere identificato per giungere ad una diagnosi precisa e prescrivere al paziente la terapia più appropriata.
È, inoltre, il principio su cui si basa una delle classificazioni degli streptococchi.
Streptococchi: classificazione
Una prima classificazione degli streptococchi viene effettuata in base all’aspetto che assumono quando vengono posti in coltura.
In base a questa analisi, è possibile distinguere:
Streptococchi alfa-emolitici, Streptococchi beta-emolitici.
Fra questi ultimi i raggruppamenti di maggiore interesse per il loro coinvolgimento nella patologia umana sono i primi due (A e B).
I B sono responsabili della trasmissione di infezioni dalla madre al bambino durante il parto.
In generale, l’infezione da streptococco causa un’ampia varietà di malattie:
molto comune è l’angina streptococcica, cioè il mal di gola da streptococco sostanzialmente una faringite o faringo-tonsillite caratterizzata da gola arrossata e dolente e tonsille gonfie,
con sintomi generalmente diversi a seconda che colpisca i bambini o gli adulti.
Streptococco: come si trasmette il contagio negli adulti e nei bambini
La trasmissione avviene principalmente per via aerea, attraverso l’emissione di piccole goccioline di saliva durante gli starnuti, i colpi di tosse
o anche mentre si parla.
Il contagio può verificarsi per trasmissione indiretta, attraverso la condivisione di alimenti, posate o bicchieri o l’utilizzo di oggetti contaminati.
Per i meccanismi di trasmissione del batterio, l’ambiente scolastico è tipicamente un contesto ideale per il contagio.
Come prevenire il contagio da streptococco?
Il lavaggio frequente delle mani è l’operazione più importante per abbattere il rischio di trasmissione, generalmente in ambiente domestico.
In particolare, è fondamentale lavare le mani con acqua e sapone dopo aver tossito, starnutito, dopo essersi soffiati il naso e prima di mangiare o cucinare.
È preferibile l’utilizzo di fazzoletti usa e getta e in mancanza di fazzoletti, è consigliabile tossire o starnutire rivolgendo la faccia verso la piega del gomito.
È chiaro che la trasmissione dello streptococco si diffonda più facilmente fra i membri della stessa famiglia per questa ragione bisogna impiegare queste procedure di prevenzione
che possono ridurre il rischio di contagio.
Risarcimento dei danni derivati da infezioni ospedaliere
Per quanto riguarda le procedure risarcitorie per ottenere il ristoro dei danni derivanti da tali infezioni. Innanzitutto occorre sottolineare che gli enti ospedalieri e le loro compagnie assicurative,
essendo il rischio infettivo all’interno delle strutture sanitarie assai elevato, tendono a definire stragiudizialmente le richieste risarcitorie avanzate dai pazienti o dai loro eredi.
Nel caso in cui non dovesse esserci un accordo tra le parti, il paziente potrà adire al Tribunale competente con due tipi di azione o ricorrendo all’ ex art. 696 bis c.p.c.
(consulenza tecnica in via preventiva ai fini della composizione della lite).
che è una procedura snella e rapida che viene definita con il deposito di una consulenza tecnica d’ufficio (non necessita l’espletamento preventivo della procedura di mediazione).
Oppure con l’atto di citazione ex art. 163 c.p.c.: procedura standard che viene definita con il deposito di una sentenza che a differenza della prima,
necessita dell’espletamento preventivo della procedura di mediazione.
Per quanto riguarda l’esito del giudizio, appare chiaro che se l’infezione ospedaliera si è realizzata all’interno della struttura sanitaria,
è plausibile che essa debba essere ricondotta all’inadeguatezza dell’attività assistenziale della stessa prestata al paziente e pertanto può essere difficoltoso per l’ente ospedaliero fornire prova della propria incolpevolezza.
Alla luce di quanto detto, essendo la materia complessa e ricca di sfaccettature, è fondamentale rivolgersi ad un avvocato esperto in responsabilità medica
che sappia analizzare con cura il caso specifico e fornire tutte le informazioni e le eventuali prospettive d’azione per ottenere un indennizzo adeguato.
Cosa fare in caso che ci sia il sospetto di infezione ospedaliera
Bisogna effettuare il prima possibile una visita da un medico infettivologo e valuta bene gli accertamenti da effettuare.
Raccogliere tutta la documentazione medica disponibile, soprattutto gli accertamenti ed i certificati attestanti gli atti medico chirurgici che hanno preceduto e seguito l’evento infettivo .
Redigere una relazione sulla storia clinica che sia la più fredda e distaccata possibile, senza aggiunta di particolari non strettamente inerenti ai fatti
e senza alcuna considerazione di tipo personale specie sulle qualità umane delle persone eventualmente coinvolte .
Tenendo conto della complessità delle procedure e per ottenere un giusto rimborso per il danno subito è bene rivolersi ad uno studio legale e medico legale e richiedere una consulenza gratuita per la valutazione dei fatti e per le giuste decisioni del caso.
Per chiedere i danni ad una struttura pubblica ci sono 10 anni dall’evento e 5 se la struttura è privata.